Sono intento a testare il campetto da paddle (o padel?) di Fabio Amorosa. Son già due o tre volte che raggiungo le aree sportive dello Sporting Club e sono adesso in grado di esprimere un giudizio sull’ennesima moda esplosa a Campobasso. Badate bene, parlo di “giudizio” il che equivale a non sottintendere presunzione nelle mie parole: il piacere che ognuno di noi prova, non è tale perché universalmente riconosciuto. Rendo ancora più naif il concetto: ognuno può pensarla come cazzo crede!
Badimnton, beach tennis ed ora padle, che correlazione hanno col tennis? Quali benefici producono per corpo e mente? Il beach, inutile dirlo, è un’espressione del tennis che però va a svilupparsi assai lontano rispetto alle trame di gioco che insegniamo sui rettangoli da 23 metri! A parte qualche vaga somiglianza per le volèe, i due sport non hanno davvero un fico secco in comune! Il vantaggio di questa attività, semmai, è quello di non risultare difficile in fase iniziale (chi, d’altro canto, non ha giocato almeno una volta a racchettoni sulla spiaggia?). Quando si comincia, non sono richieste particolari abilità tecniche. Capacità coordinative: si perdono dall’orientamento spazio temporale, all’equilibrio passando pure per una modesta capacità di reazione che si rende maggiormente indispensabile quando i livelli in campo si alzano. A quel punto diventa uno sport assai tecnico e che prende bruscamente le distanze da ciò che sembrava all’inizio. Quello che rende pesanti le gambe a fine ora, è ovviamente la sabbia (più che l’essenza del gioco) e proprio la sabbia è il vero elemento che esalta le caratteristiche “energetiche” di questa disciplina. Per impegno muscolare, infatti, non è proprio in coda nella classifica degli sport più “tosti” (ho motivo di credere che si possa arrivare a bruciare finanche 500 chilocarie in un’ora: d’altronde se intorno al mio Jacopone da Todi ruotano così tante belle donne, non poteva essere solo per la sua avvenenza!!!). In buona sostanza, chi vuole dimagrire divertendosi, ha trovato una valida alternativa ai nuovissimi work-out proposti nelle palestre campobassane. A me, dico la verità, continua a piacere più per il contorno che per altro: il trinomio sole-birretta-musica mi convince di più rispetto a quelle che sono le caratteristiche tecnico-tattiche; ma che sia ben chiaro, non ho alcuna riserva e ci giocherei (più o meno) ad occhi chiusi.
Sul badminton non spendo neppure una parola: è talmente nobile ed elegante da non dover essere mortificato o svilito su questo sito. Sapevate che è la quarta disciplina al mondo per tesserati e praticanti? Affonda le radici nella notte dei tempi. Chi ci gioca esce dal campo sconquassato e perciò non perdo neppure un attimo a descrivervi che impegno coordinativo/condizionale è necessario per inviare il volano (che talvolta sfiora i 300 all’ora) dall’altra parte del campo.
Ed eccomi rapidamente all’ultima diavoleria arrivata a Campobasso. Anche nel padel siamo stati – come buona tradizione – gli ultimi in Italia a giocarci! Lo ha importato Fabietto Amorosa che sta rendendo la sua palestra un polo di aggregazione come pochi in Molise. Anche in questo caso il tennista incallito arriva a bordo campo, anzi direi a bordo campetto (è poco più di un rettangolo da volley) spavaldo e convinto che ne farà vedere delle belle. Le impressioni, invece, che scaturiscono dopo l’ora di gioco, sono simili a quelle che partoriscono a margine dell’oretta di beach. Le figure di merda anche per chi è 3-2, sono dietro l’angolo perché le analogie col tennis, anche in questo caso, sono da ricercare col lanternino! Risulta quasi difficile giocare di piatto, impossibile far entrare il top e quando ci si rende conto di questo, si conclude che il tennis è davvero un’altra cosa! Si gioca, dunque, con effetti (e movimenti) che Federer e Nadal vieterebbero pure nei sogni e il gioco di sponde allontana ulteriormente (e direi definitivamente) questo sport dal tennis. Si gioca dappertutto (è un simpaticissimo caos di traiettorie) e bisogna guardare a trecentosessanta gradi! Non si fa in tempo a capire da dove arriva la palla che bisogna subito organizzarsi. Capacità coordinative: l’anticipazione motoria è tutto ma pure senza orientamento spazio-temporale non si va da nessuna parte. Capacità condizionali: sotto questo profilo è davvero un tennis in miniatura. Mi verrebbe da concludere che è un perfetto mix tra pittino (il classico riscaldamento che consentiamo ai ragazzi nel rettangolo di battuta) e una goriziana dove la palla, che arriva da ogni direzione, può sbattere persino sulla rete di recinzione! Le chilocarie spese, secondo una mia prima rilevazione (del tutto empirica) potrebbero arrivare al doppio di quelle che si buttano sulla sabbia! In ogni caso si gioca con racchettoni da non meno di 250 grammi. Per questo motivo entrambe le attività non possono essere definite un toccasana per l’articolazione della spalla ma ci si diverte come pazzi! Ovvio che se alla Baita come allo Sporting entra in azione un 2-2, a quel punto (e direi SOLO a quel punto) il vantaggio di saper giocare a tennis può fruttare. In tutti gli altri casi, come ho già detto: no! Per questo anche il tennista che si reputa “esperto” deve evitare di fare il buffone perché rischia di perdersi nelle trame di gioco esattamente come tutti gli altri. Mi informano sulle fasce di livello che da buoni provinciali abbiamo saputo delineare alla velocità della luce: non siate ridicoli, giocate con tutti…
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