Osservare per qualche minuto una lezione di tennis e non capire chi è il Maestro è qualcosa di sconvolgente…
Le norme relative all’insegnamento del tennis sono ben disciplinate all’interno del regolamento organico della FIT. Aver legittimato in tempi passati la posizione di alcuni appassionati che, specie nelle periferie, hanno operato pur non possedendo alcuna qualifica, non dovrebbe autorizzare nessuno a mantenersi SISTEMATICAMENTE su questa linea; men che meno si è incoerenti quando si vuol tentare di rimettere ordine. Una cosa è, infatti, aver voglia di portare diritti e rovesci laddove per anni non c’è ne è stata traccia, ben altra situazione è quella che degenera in centri più grandicelli dove un ipotetico percorso formativo viene deformato piuttosto che imbastito. Partendo dall’assunto “vabbè, sti cazzi, siamo in Molise e faccio quel che mi pare…” siamo arrivati aimè ad avere pseudo tecnici barcamenarsi tra lezioni private e corsi collettivi in barba agli articoli 6.3-4 e 6.3-5 che pure espliciterebbero al meglio ciò che PUO’ e che NON PUO’ fare un insegnante. Già l’istruttore di secondo grado ha un raggio d’azione assai limitato: può operare, cito testualmente, in completa autonomia solo per l’insegnamento del minitennis e per i corsi di avviamento, può collaborare col Maestro ai corsi di perfezionamento e specializzazione purché rivolti a soggetti che non siano in possesso di classifica federale. In merito alle lezioni private, l’articolo 6.3-4 chiarisce che l’istruttore di secondo grado può svolgerle limitatamente a giocatori che non siano in possesso di classifica federale superiore a 4-3 e che non appartengano ai settori under. Al di là di ogni considerazione, è chiaro che la Federtennis si tutela ipotizzando che l’istruttore di secondo grado, per definizione, non ha avuto (e non ha) un livello di gioco tale da poter solo pensare di potersi presentare in campo di fronte ad un giocatore che è futuribile, ovvero che ha potenzialità da agonista. Tutto questo è ovviamente opinabile quando sul campo, propone tennis un ex atleta dal passato più o meno importante: mi sembra chiaro che un insegnante che è stato, da giovane, più che discreto giocatore, quanto meno un tennista di terza categoria, possa ugualmente svolgere attività purché sotto la stretta “sorveglianza” di un Maestro che ne valuta le competenze e le conoscenze ma che soprattutto ne segue scrupolosamente il percorso didattico.
Le norme si fanno poi ancor più restrittive relativamente all’istruttore di primo grado: salvo il caso in cui questo non è un giocatore di tennis di buon livello e che perciò aspira a diventare, nel giro di tre-quattro anni, un buon Maestro, l’istruttore di primo grado può collaborare con un istruttore di secondo o con un maestro nazionale solo nei corsi di minitennis; in maniera autonoma, può esercitare SOLO ED ESCLUSIVAMENTE in una Club School, limitatamente ai corsi collettivi con tesserati che non siano in possesso di alcuna classifica federale. IN NESSUN CASO PUO’ SVOLGERE LEZIONI PRIVATE INDIVIDUALI!
Al netto di ogni semplicissima considerazione relativa a conoscenze (e competenze) che gli istruttori di primo e secondo grado NON posseggono, va detto che ritrovandosi in completa autonomia gestionale, arrivano non di rado a propinare agli appassionati, prezzi talmente bassi da configurare all’interno della stessa città una concorrenza sleale. Non vi parlo dello spettacolo che spesso si assiste a bordo campo: come dicevo in apertura, davvero non si arriva a riconoscere il principiante dal “Maestro” e gli errori, in una metà e nell’altra del campo, quasi arrivano ad equivalersi! La faccenda più raccapricciante è proprio questa…
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