Lo stato di grande incertezza, dunque, sta per terminare. Salvo altre (spiacevoli) sorprese, la ripartenza ha una data più o meno certa e la situazione appare un tantino più chiara: da lunedì 25, tutti gli agonisti (credo alla spicciolata) potranno rientrare in azione sui rettangoli di gioco del Molise. Sulle modalità c’è poco da dire perché sono ancora da discutere e da fissare in base ai protocolli che non sono generati dai tecnici né tanto meno dai Presidenti di club (è mia convinzione che non più di tre giocatori potranno allenarsi sullo stesso campo). Solo il 15 di giugno ma sconfessatemi senza problemi se avete capito diversamente, potremo “riabbracciare” i più piccini ma con quali modalità è ancora tutto da scoprire! Quest’ultima data è stata indicata dal nostro Premier come “giornata” cito testualmente “da cui i nostri bimbi avranno a disposizione un ventaglio di offerte ludico ricreative. E le Regioni saranno sempre libere – assumendosene le responsabilità – di ampliare o restringere le prescrizioni di sicurezza”.
Rispettando perciò i protocolli, desumo che a partire dalla metà del prossimo mese, con i nostri corsi invernali chiusi in maniera forzata ed in largo anticipo sulla tabella di marcia, potremo avviare una sorta di corsi estivi ma rispettando scrupolosamente il protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e contenimento di questo virus, in relazione agli ambienti sportivi. In questo gran casino mi rallegro di non aver raccontato fregnacce allorquando ho voluto azzardare da irresponsabile una data sulla possibile ripresa delle attività: circa un mese e mezzo fa – in un altro post – avevo indicato gli inizi di giugno come possibile periodo per la riapertura dei circoli. Ci ho azzeccato!
Da qui, un paio di considerazioni che partoriscono dopo alcuni confronti serrati con amici del tennis molisano: non reputo affatto un fallimento da parte della Delegazione regionale il non essere riusciti anzitempo a pressare il Governatore Toma su una possibile riapertura dei club. Pur ringraziando ancora una volta l’amico Fasciano per la buona volontà, da ormai dodici anni ho scelto – come ben sapete – di non illudermi su aiuti che non posso ricevere. Il grande Alexander Pope diceva per l’appunto “Beato chi non si aspetta nulla, perché non resterà mai deluso”. Il nostro tennis non è stato aiutato quando c’erano le possibilità (mi riferisco a San Martino, ad esempio, dove c’erano le condizioni per aiutarmi e sono stato addirittura boicottato) figuriamoci se c’è da aspettarsi qualcosa in questo contesto dove ci sono oggettivamente difficoltà grandi come una casa. In altre parole, non abbiamo saputo metter due mattoni, uno sull’altro, quando c’era il materiale e pretendiamo adesso di costruire un palazzo con un pugno di mosche…
In secondo luogo, mi sento ancora una volta di esprimere tutta la mia perplessità su affermazioni becere come quelle che ho visto più e più volte estrapolate da siti (talvolta anche importanti) e appiccicate senza un minimo di decoro sulle proprie pagine facebook. L’asserzione, ad esempio, che i 23 metri rendano il tennis lo sport più sicuro continua ad apparirmi più o meno digeribile se è il risultato finale delle considerazioni di un socio, diventa piuttosto ridicola se invece esce di bocca da un Maestro: convincere mamme e papà che per mandarci i bimbi bisognerà “solo” far lavare le manine e insegnare quel decalogo insulso e molto ermetico che circola ormai da un paio di mesi da un sito all’altro, è solo una (falsa) pubblicità. Dal giorno 15, con i discenti, servirà una ristrutturazione totale dei nostri modus operandi. Prima di rimetterli a giocare dovremo stravolgere abitudini consolidate e insegnarne nuove, per esempio sulla salute e la prevenzione. Convincere i genitori che siamo bravi e professionali e che i loro figli non corrono rischi, non è qualcosa che aimè si può fare con un “copia e incolla” dal sito della Federtennis ma piuttosto con l’impegno fattivo a scongiurare ogni forma di contatto con i compagni e con tutto ciò che troveranno dentro e fuori dal campo.
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