Ma come diavolo si fa ad inviare una lettera così indecente come quella arrivata al Presidente del club dove collaboro ormai occasionalmente? Prima che ve ne sveli il contenuto, è bene ricordare il nucleo fondante della mia contestazione cosicché possiate capire tutto: dagli inizi del 2000 a tutt’oggi, il Molise è legato a filo doppio con l’Abruzzo. Siamo “costola” effimera del Comitato Regionale Abruzzo e completamente in balia delle scelte poco oculate (per non dire scellerate) che hanno da lì in avanti caratterizzato la nostra esistenza. Posso saltare tante parentesi importanti ed approdare direttamente al 2008, anno in cui, in occasione dell’Assemblea Nazionale della FIT tenutasi a Verona, il Consiglio Federale fu chiamato a nominare il primo Delegato regionale dopo la reggenza del compianto Mimmo Asciutto. Ed ecco i primi soprusi: in Veneto, il nostro movimento, senza più numeri e senza più animo, fu rappresentato da una signora sconosciuta proveniente dal basso Molise. Per il solo fatto di essere l’unica molisana in sala, i neo eletti consiglieri – con Emilio Sodano in testa – la nominarono a sorpresa Delegata del Molise! ne seguirono quattro anni disastrosi. La situazione di numeri, già preoccupante prima del 2008, precipitò definitivamente nelle stagioni successive. Salto i mille aneddoti riguardanti una gestione delirante, fatta di errori su errori e mi limito a riporre una osservazione sola ma emblematica, fatta (a posteriori) dallo stesso Luciano Ginestra, tra i responsabili di quella nomina. Alla mia precisa domanda su come avesse potuto affidare un compito così delicato ad una perfetta sconosciuta, egli mi rispose testualmente: “Abbiamo pescato nel mazzo ed evidentemente la nostra pesca non è stata fortunata!”. Questa frase apocalittica spiega, in maniera inequivocabile, come sia importante prendere atto della considerazione che i dirigenti della F.I.T.. hanno del nostro Molise. Ma torniamo ai fatti: chiuso quel quadriennio, eccoci al 2012 quando sempre in pochi minuti, lo stesso Consiglio Federale affidò il compito di Delegato per i successivi quattro anni con le modalità già viste, ripescando ovvero nel mazzo. Mi indispettì oltremodo rivivere un flashback quasi surreale. Anche in questa occasione, infatti, i Consiglieri Federali decisero di non ascoltare la voce dei Dirigenti dei pochi club rimasti, di non avviare alcun tipo di confronto serio e democratico diretto a ricercare un nome per il ruolo da rivestire e di archiviare una pratica così delicata in pochi minuti, proprio come già accaduto nel 2008. E arriviamo rapidamente al 2016 con il detto della saggezza popolare “non c’è due senza tre” quanto mai azzeccato: per la terza volta, infatti, gli stessi personaggi già protagonisti di decisioni illegittime e antidemocratiche, archiviarono ancora una volta la pratica MOLISE nella proverbiale manciata di minuti come accaduto in occasione delle due nomine precedenti.
Senza che mi dilunghi oltremodo vi racconto che da dal 2008 contesto, ovviamente, il sistema più che i nomi, rigettando sia il nostro immobilismo che la copertura ipocrita di certe contestazioni fatte sì ai Delegati ma alle spalle.
Credo di aver fatto benissimo a denunciare su molisetennis ciò che ho visto e sentito; eppure un campionario di accuse con contraddizioni che denotano una gran confusione di idee, è stato sottoposto nei giorni scorsi all’attenzione del Presidente dell’AT CAMPOBASSO. Un responsabile di un circolo del basso Molise ha voluto lamentarsi, nel peggior modo possibile, delle falsità che secondo lui avrei riportato nel mio ultimo articolo in cui non ho fatto altro che ribadire le mie posizioni a favore di un pronto rilancio del tennis regionale.
Non è mia abitudine raccogliere provocazioni né tanto meno rispondere ad attacchi personali ma la lettera, davvero convulsa e con ben sette inesattezze concentrate in appena dieci righe, è da guinness dei primati e talmente buffa da meritare una replica.
Il nervosismo, intanto, che traspare da questa sottospecie di contestazione senza che il mittente sia chiamato in causa nel mio articolo, è di per sé inquietante: non vorrei che la sua rabbia trasformasse i dubbi che ho, in certezze assolute…
Evito di pensare che la lingua batte dove il dente duole, nel contempo tralascio la forma della stessa contestazione e finanche l’anonimato mentre mi piacerebbe chiedere a questo signore cosa c’entrerebbe Giuseppe Morrone che quasi mai conosce gli argomenti dei miei articoli e che non ha alcun collegamento con il sito che gestisco. A lui, infatti, questo anonimo, ha rivolto l’accusa di “non controllare cosa scrivo” e a lui ha indirizzato le righe.
Come ho cercato di spiegare nell’articolo, il dissenso sulle scelte operate negli ultimi anni dalla F.I.T. e la delusione nel prendere atto di un movimento alla deriva, andrebbero secondo me condivisi con il Delegato piuttosto che spiattellati alle sue spalle perché in democrazia tutte le idee ed anche le critiche possono concorrere a migliorare lo stato di cose. Questo in buona sostanza il concetto che andavo ad esprimere nell’articolo. Dove sarebbero, dunque, le falsità di cui parla? Sono aimè testimone oculare di come uno scatolo di palline consegnato dalla FIT per poter svolgere un torneo, piuttosto che un pacco di pasta con cui premiare gli atleti a fine gara, sono talvolta bastati per creare un conflitto morale e mettere in condizione i dirigenti dei circoli a soprassedere davanti a questioni che andavano affrontate senza imbarazzi e senza timori reverenziali. Non in una sola occasione, peraltro, è stata confessata al sottoscritto l’impossibilità di parlare per paure di ritorsioni. Seguo, inoltre, con interesse la storia del tennis molisano da oltre venticinque anni, raccogliendo testimonianze, intervistando personaggi del passato, scrivendo libri e spulciando la storia come nessun altro in Molise. Pur apprezzando il confronto, mi piacerebbe che qualcuno prima di darmi del falso si documentasse perché le falsità spesso sono frutto di illazioni e immaginazioni, le verità che racconto, invece, sono suffragate da testimonianze reali.
Non contento, questo signore mi dà anche del “contrabbandiere”: il mio sito sarebbe secondo lui di contrabbando. Il contrabbando è una pratica illegale e clandestina di merci. Il mio, invece, è un sito registrato e in cui regna la trasparenza più totale. Funziona piuttosto bene da ormai un decennio registrando talvolta numeri di accessi che non mi sarei mai aspettato e non in una sola occasione, grazie a questo contenitore, ho dato voce a tutti i club della regione che altrimenti avrebbero dovuto pubblicizzare le loro attività sui soli social. Le pagine dedicate ai tornei di Termoli come quelli di Boiano e Campobasso sono state prese d’assalto mentre non si contano più i contatti di persone che da fuori regione utilizzano il sito per trovare un “collegamento” con i club molisani e con i vari insegnanti (nell’immagine ho voluto far vedere come mi scrivono persino dall’estero). Più di qualche maestro potrà testimoniare come anche grazie al sito ha avuto la possibilità di fissare lezioni private con persone che avrebbero avuto difficoltà a rintracciare recapiti e indirizzi precisi. Tutto questo l’ho fatto senza chiedere un centesimo. Di che contrabbando parla?
Avrei infine denigrato il suo club per non averlo nominato sul portale: il denigrare è un atto incivile atto a sminuire se non addirittura a mortificare. Mi sono limitato, invece, a omettere le attività di qualche sodalizio i cui principi e i modi di intendere lo sport sono diversi dai miei; ho preferito non coinvolgere certi appassionati per non urtare la loro suscettibilità convinto che non avrebbero compreso le finalità del sito. Al di là di questo però, sono sempre ben lieto quando Dirigenti di un circolo, nonostante la contrapposizione di vedute, decidono di entrare ugualmente nel piccolo-grande giro di relazioni che affannosamente cerco di creare ma dovrebbero essere loro a cercami per chiedere pubblicità e non il contrario! Ma proprio quest’ultima contraddizione non riesco a ben comprendere: questo soggetto sostiene che il mio sito faccia schifo, che sia a suo dire di contrabbando ma si risente, al tempo stesso, perché nel suo interno non compare il nome del club che gestisce. Che dire? E’ chiaro che è in preda all’astio e alla confusione più totale.
Piuttosto gli auguro di centrare qualche obiettivo importante perché da questa Associazione ancora non vediamo un torneo, un campionato a squadre, un qualche giocatore che sappia tirare sei palle di là: sono certo che il suo futuro sarà pieno zeppo di soddisfazioni legate al nostro sport ma al momento, secondo me, sarebbe il caso che si concentri un pochino di più su quello che c’è da fare sul campo da tennis piuttosto che raccontare inesattezze e per giunta al destinatario sbagliato onde girare su se stesso ciò che in quella zona si dice sempre: “le chiacchiere se le porta il vento ed Eolo”.
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