Il ritardo cosmico con cui è partorito questo post, la dice lunga su come mi senta svuotato al termine della terza avventura consecutiva targata “REGIONE MOLISE”. Il trofeo CIAK mi ha stravolto e obbligato purtroppo a interrogarmi seriamente sul futuro tennistico di questo paese. Mi chiedo se valga ancora la pena spremermi all’inverosimile per una realtà che non è mia e che a questo punto al di là delle emozioni mi ha reso stanco e distrutto. Con il tennis regionale sento sempre di essere in debito e sono sempre costantemente votato alla “costruzione” ma a tutto c’è un cazzo di limite e continuare a sbattere contro i muri è da ostinati idioti. Troppi chilometri e soldi sto macinando per questo circolo e non ho più alcuna intenzione di andare controcorrente: continuare cioè a lavorare benissimo e a non guadagnare alcun che in una Regione dove tutti indistintamente sono bravissimi nel contrario! Prometto, insomma, di impegnarmi ancora per garantire l’affiliazione alla F.I.T. di questo piccolo paese ma non prometto più nulla sulla sua scuola tennis.
TORNEO. Il successo è arrivato puntuale dopo le due fortunatissime edizioni precedenti. La formula è rodatissima e, sebbene sia sempre piuttosto pessimista alla vigilia, raccattiamo un numero di iscritti incredibile. Chiamano davvero da ogni parte d’Italia e questo perché – non me ne vogliate – il clima che si respira, fatto di attenzione e di dedizione è assolutamente unico. Credetemi, ho dovuto persino chiudere le iscrizioni perché un campo è insufficiente per superare i 40 giocatori. Il mio “ritrovato” amico Stefano Fasciano è convinto che debba togliere i soldi, io invece continuo a credere che proprio quei duecento-trecento euro facciano la differenza malgrado gli scarafaggi che proprio da quei rimborsi giornalieri vengono attirati come api dai fiori. E’ sempre così, i soldi fanno aumentare i numeri ma talvolta rovinano il parterre. Per il resto tutto da 10 e lode! Non soltanto abbiamo da tre anni costruito un format vincente ma mi arrogo la presunzione di sostenere che abbiamo in regione il torneo più importante in Italia per montepremi e iscritti. Se non mi credete date un’occhiata ai siti regionali. Vi sfido a trovarne uno, limitato ai 3-3, che in proporzione ha così tanti giocatori, così tanti “terza” e soprattutto così tanti soldi (direi anche troppi)…
BORRELLI. Dopo Aufiero e De Rosa il mio torneuccio continua a portare fortuna ad un molisano. Quest’anno ha vinto Michele Borrelli che ha allungato la lista dei vincitori targati A.T. Campobasso. E’ il mio personale enigma del tennis. Mi chiedo come faccia a trovare continuità di gioco e serenità, allenandosi pochissimo e senza mai avere nella testa (e nel braccio) quel ritmo gara che nel tennis è vitale. Di lui mi ha appassionato quella mancanza totale di fronzoli che a partire dall’abbigliamento ricorda tanto il vostro umile scrivente: non ha mai completini all’ultimo grido perché non gli interessano e in semifinale s’è rattoppato le scarpe con del nastro isolante perché non gliene frega niente di andarsi a vedere su internet le ultime novità Babolat piuttosto che Adidas. E’ uno di quelli che ha poca voglia e poco interesse nell’apparire. Gioca e non si lascia mai andare ad un’esternazione, figurarsi una bestemmia. La racchetta gli rimane sempre in mano e neppure il volto tradisce le emozioni: l’avversario non si accorge mai se è arrabbiato e neppure se è galvanizzato. Un Signore d’altri tempi che in una porcilaia autentica di eccessi, risplende in tutta la sua eleganza persino con le scarpe “rattuppat”. Ha battuto un tennista romano, Pedullà che s’è portato dietro un ricordo vivo di “seconda categoria”. Il primo set, questo ex-semiprofessionista, lo ha giocato col braccione ancora brulicante di giocate da Davis anni ’80 e infatti Michelone s’è ritrovato sotto 6-1; poi del capitolino, che ho accolto con piacere tra gli iscritti, è venuta pian piano fuori l’età (54 suonati), ha iniziato a sfaldarsi nel secondo parziale (che il talento del Molise ha fatto suo) e ha tirato coraggiosamente avanti nel terzo dopo che m’aveva avvisato: “a Mae’ tiro avanti fino a che nu’ me rompo!”. Lo avevo ringraziato e gli avevo detto che tutto sommato era stato un piacere averlo con noi e mi poteva bastare ciò che avevo visto fino a quel punto. Il successo d’altronde lo aveva già ottenuto! Ha voluto, invece, onorare l’impegno fino alla fine e sul 4-1 del terzo, s’è rotto sul serio. In semifinale Borrelli aveva liquidato un altro ex-seconda tignosissimo (tale Stefano Toscano da Pescara) anche lui vicino ai 55 ed anche lui con diritto e rovescio chirurgici dal ritmo compassato anni ‘80. Michele ha scelto di non spingere e di accettare tempi dell’avversario copiandone la strategia e finendone omologo dall’altra parte del campo: è una scelta che nel tennis paga il 5% delle volte. Ma Borrelli è uscito vincitore anche da questa decisione infausta. Due round, insomma, non proprio agevoli. Che ve lo dico a fare che prima di queste due partite aveva battuto Prioriello e il figlio del finalista (Pedulla jr) il quale, pensate, ha già una promozione tra i 2-8 in tasca? Chapeau a Michele Borrelli.
IL FINALISTA ISTRIONICO. Andrea Pedullà, invece, tesserato per il Kipling Roma, in finale c’era arrivato battendo l’abruzzese Di Guglielmo in 54 minuti contati (6-0 6-0 lo score). Questo giocatore di Vasto – tanto per darvi un’idea – aveva liquidato il nostro Rizzi agevolmente ed aveva pure archiviato la pratica Ceci: non di certo, dunque, un brocco! Un ottimo giocatore che avevo battezzato come possibile vincitore del torneo e invece il finalista ne ha fatto un solo boccone. Devo pure spendere altre due paroline su quest’altro galantuomo (Di Guglielmo): aveva diritto al rimborso spese provenendo da fuori regione ma al momento del ritiro premi – vedendoci in difficoltà – ha lasciato l’intera quota a San Martino…no comment! In semifinale il romano aveva liquidato in due set Vittorio Berzo.
RINGRAZIAMENTI. Mi ha convinto il settore arbitrale molisano: Marina Bellomo mi ha seguito dall’inizio alla fine. Quello che può fare, lo fa (mi riferisco qui, ai corsi e a tutto quello che in una regione miserabile come la nostra è possibile organizzare). La vera mossa vincente è stata affiancarmi Andrea Di Renzo nuovo personaggio del tennis da 10 e lode! Persona meravigliosa che mi ha dato la possibilità di respirare un pochino e di riprendere a credere nell’amicizia. Che bello quando da una stalla (intesa davvero come luogo putrido di rimessa di animali) viene fuori un ragazzo che ha voglia di fare e con conoscenze e competenze! Ha superato l’esame a pieni voti – ovviamente – anche Mario Di Pietro con cui mi ci azzuffo spesso per la sua vena filogovernativa ma le opinioni “politiche” sono una cosa, la stima e l’affetto altre…L’amicizia, insomma, va oltre le sue idee (sbagliatissime) su chi deve rappresentarci e a San Martino ha dimostrato di essere all’altezza della situazione. Devo ammettere che quello nostro inizia ad essere un palcoscenico che a lui va strettissimo. Può ambire a tornei di livello nazionale ma di ben altre categorie. Antonio Prioriello è stata un’altra chiara dimostrazione di come l’amicizia sia un valore che non può affatto essere solubile. Ha risposto presente a San Martino…anche qui nessun commento può rendere. Marco Paradiso, infine, è un altro personaggio che non mi abbandona mai e con cui condivido il 90% di idee (presente anche lui in basso Molise).
Soprattutto grazie a Ferdinando De Fenza con cui questo torneo è nato (a luglio) ed è morto (ad agosto). Ha raccolto il mio invito ed è stato al mio fianco nella piccola cerimonia finale. Un onore!
Di cosa ne sarà della POL. SAN MARTINO, per la prima volta non ne ho idea…ma se ci sarà la quarta edizione del TROFEO CIAK, sarà (probabilmente) di terza, senza limitazione alcuna.
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